Donne. Longevità. Esistenza
Le donne sono più longeve degli uomini, ma arrivano alla vecchiaia in peggiori condizioni.
La donna resta in prima linea, nel prendersi cura della famiglia (marito, figli, nipoti) e di altri anziani, anche quando è essa stessa in età avanzata.
In Italia, secondo paese più vecchio al mondo, dopo il Giappone, la responsabilità ed il costo umano, psicologico, ed economico, della cura della popolazione che invecchia pesa sulla famiglia. E direttamente sulla donna, che in molti casi perde anni di scolarità, e/o l’opportunità di sviluppare una vita professionale (e di avere una pensione), e rinuncia ad una fetta della propria esistenza.
Perché lo fa?
E’ convinzione comune che l’accudimento ed il prendersi cura siano doti “naturali” della donna.
E che quindi “naturalmente” competa a lei di occuparsene, in quanto “naturalmente e psicologicamente dotata” per farlo.
Non sempre si tratta di una scelta libera. I condizionamenti familiari e culturali giocano un ruolo importante.
Che cosa sostiene la donna lungo il percorso?
Sia la CURA che la CARE (il prendersi cura) richiedono comprensione, empatia ed un profondo rispetto per l’umanità dell’altro.
Le trasformazioni che il corpo impone alla donna nel corso della vita, aumentano la familiarità che essa ha con la realtà fisica del corpo umano. Ciò la rende più sensibile all’impatto che le trasformazioni fisiche hanno sul piano psicologico e sociale e dell’identità stessa di un individuo.
Il livello di efficienza e di autosufficienza della donna anziana è più elevato, ciò le consente di affrontare meglio ed in maniera più autonoma il proprio invecchiamento, che, rispetto all’uomo, la donna vive comunque in maniera più “attiva”. Fa cose, si tiene occupata, socializza.
E’ inoltre vero che la donna ha tutte le risorse psicologiche specifiche che sono proprie del “femminile”. Il cervello di una donna funziona diversamente da quello maschile. E’ dimostrato, scientificamente. Ciò spiega in parte il suo diverso sentire, il modo di elaborare la realtà, la capacità di vivere la vita, di affrontare l’esistenza diversamente. E di dare ad essa un senso.
La donna ha innato il “senso evolutivo della vita” (e non serve essere madri per averlo).
Questo le dà una percezione fine dell’evoluzione dei bisogni (e dei valori) nelle varie fasi della vita. Anche quando si innestano processi involutivi.
Nasci, vivi, muori. Così è il ciclo naturale della vita. Ogni fine è un nuovo inizio.
La cura di un anziano significa “accompagnamento”.
Il percorso di accompagnamento rappresenta una grande opportunità per “evolvere bene” ma anche per “concludere bene”, e dare un senso alle varie fasi dell’ESISTENZA.
Clara Origlia, Ricercatrice, psicologa, ricerche di marketing qualitative e sociali e analisi di insights multicultrali.
Autore. Docente. Consulente in comunicazione e marketing strategico. Analisi evolutiva di motivazioni, bisogni, valori. Innovazione e Sviluppo del potenziale. Analisi Multisensoriale, Branding, Design Thinking.
Senior, invecchiamento sostenibile, longevità e qualità della vita, Silver Economy