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Nuove traiettorie di sviluppo locale attraverso l’ascolto dei principali attori pubblici e privati - di Giulia Fabrizi




Nuove traiettorie di sviluppo locale attraverso l’ascolto dei principali attori pubblici e privati


Martedì 7 Novembre si è tenuto l’incontro organizzato da LegaCoop al Teatro La Cucina, ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini.

Un ambiente insolito, in grado di creare un certo impatto emotivo: l’evento si è svolto dove per tanti anni è stata attiva la cucina dell’Ospedale psichiatrico, trasformata negli anni in spazio multifunzionale, da cucina di Masterchef, a teatro, a luogo di aggregazione dei ragazzi del quartiere.

Un luogo magico, dove creatività, grazie al desiderio delle persone di cooperare, condividere e sensibilità, nel trattare temi legati alle fragilità, come si addice al luogo, si uniscono per dar vita a qualcosa di nuovo e di straordinario.

 

Come da programma, la giornata aveva lo scopo di far incontrare il pubblico e il privato, a livello nazionale e territoriale per definire politiche, azioni innovative e concrete di sviluppo locale.

L’obiettivo è di valorizzare il ruolo dei privati per attivare esperienze in sinergia con gli enti locali, nei processi di sviluppo locale. Avviare un percorso partecipato, al fine di condividere idee, progetti e attività con una visione mutualistica e generativa, da mettere al servizio delle comunità locali.

 

Prima di avviare i tavoli, abbiamo attentamente seguito le ispirazioni e gli stimoli alla riflessione proposti dall’Architetto Stefano Boeri, su questi temi: climate change, transizione ecologica, edilizia sociale, educazione (molto interessante le idee su una ‘scuola aperta’), recupero dei Borghi (con l’intento, tra le altre idee, di ‘riabitare’ i Borghi e di creare un patto/scambio tra città e borghi).

Subito dopo è intervenuto il Professore Luigi Corvo dell’Università Bicocca di Milano, che ha sottolineato come l’innovazione sociale possa nascere quando si lotta contro la legalità, citando gli esempi di Maria Montessori e di Enrico Basaglia che non hanno temuto e non hanno assunto come limite la barriera o la frontiera della legalità per portare avanti i loro progetti rivoluzionari e che hanno avuto una forte ripercussione a livello sociale.

Entrambe le presentazioni hanno portato a sottolineare l’importanza dell’esistenza di ‘meccanismi ecosistemici’ che dal basso verso l’alto possano provocare dei cambiamenti sistemici e un impatto che deve essere misurabile.

Impatto: la parola chiave nel nostro agire per un futuro sostenibile. Quindi è sempre più urgente cambiare la domanda ‘quanto profitto fai?’ e trasformarla in ‘che impatto generi?’

 

A questo punto un centinaio di persone si sono ritrovate a confrontarsi intorno ai seguenti sei argomenti, in altrettanti tavoli, disposti in varie aree della ‘cucina’:

  1. Beni Comuni

  2. Borghi e Cultura

  3. Cura del Territorio

  4. Rigenerazione

  5. Sanità

  6. Turismo

 

C’è stata molta partecipazione intorno a ciascun tavolo e vorrei tentare una sintesi delle tematiche comuni emerse tra i vari tavoli:

  • Occorre un modello cooperativo, con dei codici e delle linee guida, un ecosistema dove la diversità è un valore aggiunto mentre l’obiettivo deve essere unico, condiviso da tutti, un luogo dove ci siano scambi monetari ma anche di talenti, di tempo, di interessi, tra pubblico e privato, con un approccio multisistemico (ed anche multidimensionale – montagna-pianura, città-periferie – e multisettoriale);

  • Puntare alla cooperazione come tassello importante per le sfide sistemiche e globali: le cooperative, essendo sul territorio, hanno un ruolo cruciale nel creare coesione sociale, nell’intervenire all’interno della comunità e avviare momenti di co-progettazione. E’ stato spesso citato l’operatore di prossimità, che può costruire relazioni di fiducia avvicinandosi ai giovani che si ritrovano spontaneamente nelle strade, nelle piazze, nei parchi, nelle scuole, ecc.;

  • Fornire supporti ai Comuni con percorsi di formazione e sessioni di Coaching su come gestire le risorse del luogo, i giovani, le startup, le imprese, ecc. fornendo esperienze concrete e best practice. Serve un accompagnamento ai Comuni dove ci sia difficoltà a creare un impatto, adottando un approccio personalizzato e flessibile, rispettando l’identità del luogo;

  • Formazione e Ricerca dovrebbero andare di pari passo, in modo da monitorare e prevenire i fenomeni ed intervenire con la Formazione. Servirebbe anche un’analisi continuativa dei flussi turistici che spesso sono difficili da intercettare;

  • Prevedere collegamenti tra Borghi e Comuni o Città più o meno limitrofi, per creare una rete utile per lo scambio di idee, ispirazioni così da promuovere sia il benessere delle comunità sia il turismo, che deve sempre più procedere su due binari, quello umanistico e quello tecnologico in modo da proporre esperienze, in vero stile italiano, per favorire un ‘turismo durevole’ (come dicono i francesi), un turista permanente, che racconti come ha trascorso il suo tempo libero partecipando attivamente alla vita del Borgo e alle iniziative proposte, secondo le logiche dello story doing o story living;

  • Intervenire sul territorio e sulle comunità: conoscere il territorio, la memoria storica, il contesto, la cultura, la popolazione, considerando le ‘aree interne’ come volano per l’innovazione e lo sviluppo, co-progettare e programmare progetti di comunità e di valorizzazione delle risorse. Favorire la partecipazione della gente del luogo per fare esprimere i propri pareri su tutti i temi importanti per la comunità;

  • Mappare luci ed ombre del pubblico e del privato, individuare gli aspetti positivi e negativi degli investimenti così da valutare meglio le proposte per i modelli di gestione dei beni comuni. Le imprese potrebbero fornire risorse attraverso i bilanci di sostenibilità e favorire l’imprenditorialità e l’occupazione di chi resta nel territorio, in maniera sostenibile;

  • Trovare un linguaggio comune tra pubblico e privato: serve un modo di dialogare più semplice, chiaro e diretto per poter programmare, co-progettare con i vari stakeholder, soprattutto quando si vogliono coinvolgere i giovani;

  • Avere cura per il territorio: occorre pensare sia ai temi delle disuguaglianze e delle fragilità di chi vive in piccole comunità, sia ai fenomeni dell’abbandono e dello spopolamento, così da intervenire possibilmente in maniera preventiva ed anche sostenibile;

  • Ricordarsi che serve tempo per arrivare a dei risultati, occorre avere pazienza e fissare appuntamenti a medio-lungo termine;

  • Anche la continuità è un elemento da tenere sempre in considerazione, servirebbe un tavolo permanente, per una osservazione continuativa dei fenomeni sociali e territoriali;

  • La sostenibilità è un percorso che coinvolge in primo luogo la persona e va affrontato in compagnia, con un ecosistema ben strutturato, passo dopo passo, in maniera continuativa.

 

Con il cappello di Socia di Fondazione Ampioraggio ho partecipato al tavolo Borghi e Cultura dove ho portato l’esempio della Fondazione di Partecipazione Ampioraggio, il cui ecosistema si avvale delle competenze specifiche di 100 soci.

Ho spiegato che Ampioraggio organizza da più di 7 anni l’evento JazzInn della durata di 5 giorni, coinvolgendo Borghi o piccoli comuni, quelli più difficili da raggiungere, e li trasforma in capitali dell’innovazione per qualche giorno, durante i quali i diversi attori (Amministrazioni, startup, ricercatori, enti pubblici e privati, ecc. provenienti da tutta Italia), portano idee innovative sul territorio, confrontandosi su temi di interesse dei proponenti (o case giver).

Ampioraggio propone anche giornate di immersione in singoli territori, gli Ampioraggio Day, per analizzare e comprendere le reali problematiche del luogo specifico, dialogando con i diversi stakeholder in modo da cogliere i punti di forza e le criticità e proporre iniziative per interventi mirati e sostenibili.

Quello che mi colpisce ogni volta in Ampioraggio è scoprire quanti Sindaci ed Amministratori ‘illuminati’ ed appassionati del proprio territorio esistano: sono in continua ricerca di idee innovative per sviluppare il proprio territorio e valorizzarne le risorse, affidandosi a chi ha esperienza.

Dagli esempi concreti di Best e anche di Worst Practice, l’ecosistema Ampioraggio interviene in maniera propositiva sul territorio con l’obiettivo di portare benessere alla comunità che ci vive, cercando di contrastare il fenomeno dello spopolamento e puntando alla valorizzazione delle risorse e dei beni materiali ed immateriali che spesso neppure i residenti ne conoscono o riconoscono il valore e che costituiscono le eccellenze italiane da far conoscere sia in Italia che all’estero.

In Ampioraggio si ‘parte dal basso’ per conoscere le esigenze e i desideri della comunità (anche attraverso indagini etnografiche per comprendere come si svolge la reale vita di una comunità) e si interpellano tutti gli stakeholder più rilevanti e attivamente coinvolti nel perseguire iniziative ed attività proposte dall’ecosistema per introdurre nuove competenze, migliorare la vita della comunità e rendere il borgo un luogo piacevole in cui vivere ed in cui attirare persone a trascorrere vacanze o a permanere per più o meno tempo, anche in periodi destagionalizzati.

 

 

Nella tavola rotonda finale si è ribadita l’importanza, come ha sottolineato Antonella Galdi, Vice Segretaria Generale ANCI, del partenariato tra pubblico e privato, “ci si salva lavorando insieme utilizzando un linguaggio comune”.

Serve un nuovo modello in base alle criticità, delle regole che portino alla semplificazione dei processi e all’innovazione, tempi più dilatati e non più assurdi e più competenze di base, a partire da quelle digitali.

 

Le parole di Lino Gentile, delegato ANCI per le Aree Interne e Sindaco di Castel del Giudice in provincia di Isernia, un piccolo comune di 320 abitanti, sono state molto utili per ricordare che il 60% dei piccoli comuni è silente, nonostante tutte le risorse disponibili ed ha ribadito l’importanza di sfruttare questi luoghi per ‘laboratori a cielo aperto’, dove sperimentare, innovare, perché in questi luoghi il processo può essere facilmente seguito e controllato passo dopo passo.

Inoltre nel suo comune si è realizzata una scuola grazie all’intervento di 25 cittadini come soci-investitori; altri 75 cittadini gestiscono gli orti per la produzione di luppolo e di orzo.

Il Sindaco ha anche parlato di capitale affettivo, che si concretizza quando le persone che se ne vanno continuano a desiderare il benessere della propria terra di origine e, quando queste persone hanno successo altrove poi investono nei luoghi delle loro radici.

 

‘Accanto’, avverbio di luogo, ben esprime la posizione in cui dobbiamo porci come ecosistema, nell’essere vicini, al fianco e di lato per accompagnare le Amministrazioni, le comunità, ed anche il privato, nell’intraprendere un dialogo comune per il bene delle piccole, ma ai nostri occhi, grandi, realtà italiane.

 

 

Giulia Fabrizi, Ricercatrice qualitativa, Psicologa, fondatrice di Almar Quality Research, un Istituto di Ricerche Sociali e di Marketing, con sede a Milano e creatrice di TAMTAMING, la prima community italiana dei ricercatori esperti indipendenti. Orgogliosa socia di Ampioraggio, Fondazione di Partecipazione dal 2022.

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