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Consapevolmente connessi: il potere di scegliere cosa (e chi) seguire - di R. Ferrara, G. Mandelli e G. Fabrizi

photo: Viralyft
photo: Viralyft

Da dove nasce un cambiamento vero?

In un’epoca in cui parliamo sempre più di benessere, equilibrio e scelte consapevoli, raramente ci soffermiamo su ciò che rende davvero possibile un cambiamento profondo e duraturo nei comportamenti quotidiani: la consapevolezza.  Ed è proprio da qui che dovremmo partire.

Non bastano le buone intenzioni o i trend del momento: serve uno sguardo critico e autentico sulla realtà, anche (e soprattutto) quando passa attraverso uno schermo.

 

GenZ e Millennials: consapevoli, non ingenui

La ricerca qualitativa da noi condotta con Almar Quality Research, mostra un dato tutt’altro che scontato: le giovani generazioni, GenZ e Millennials, dimostrano una sorprendente maturità nell’utilizzo dei social media, non sono affatto spettatrici passive del mondo digitale.

Non si tratta solo di spirito critico verso i contenuti, ma di una vera e propria capacità di orientarsi in un ecosistema digitale affollato, fluido e spesso contraddittorio.

I social non sono più vissuti come strumenti di puro svago o di confronto passivo, ma sempre più spesso vengono percepiti come canali attivi di aggiornamento, informazione e apprendimento.

Questo approccio rivela un atteggiamento più maturo e consapevole da parte degli utenti, che non demonizzano il mezzo in sé, ma ne riconoscono tanto le potenzialità quanto i limiti.

 

Contenuti brevi, menti attente

Dai reel educativi ai video “svuotaspesa”, gli utenti cercano contenuti brevi ma significativi, capaci di stimolare il pensiero critico, con un occhio sempre più attento all’autenticità.

Un influencer viene seguito non solo per ciò che mostra, ma per come lo racconta, per il tono, per la coerenza e per la trasparenza. Gli intervistati seguono chi percepiscono come autentico, ascoltano chi appare competente, distinguono tra intrattenimento e promozione, tra suggerimento e manipolazione e questo vale soprattutto in ambiti delicati come alimentazione, sport e benessere.

 

Food, fitness e filtri: i rischi

Le insidie però non mancano: se da un lato i social offrono spunti utili per migliorare la propria alimentazione con ricette, sfatamento di falsi miti e consigli nutrizionali, dall’altro non mancano i rischi.

Video come i “What I Eat In A Day o le narrazioni miracolistiche sui benefici di certi alimenti possono generare pressioni, sensi di colpa o aspettative irrealistiche.

Anche i contenuti sportivi e di fitness godono di un alto grado di attenzione per la loro capacità di motivare e ispirare. Tuttavia, quando l’estetica prende il sopravvento sull’equilibrio, il messaggio rischia di trasformarsi in imposizione e il corpo proposto, spesso scolpito, muscoloso e perfetto, diventa motivo di cambiamento irrealistico.

 

L’età non basta: è una questione di atteggiamento

Il punto, però, non è tanto l’età. La ricerca mostra che l’influenza dei social sull’autopercezione del corpo non si attenua necessariamente con la maturità anagrafica.

Una donna di 31 anni può ancora sentirsi inadeguata di fronte a immagini idealizzate, mentre una sua coetanea può aver ormai imparato a prendere le distanze.

L’età non è garanzia di consapevolezza.

 

La nuova rivoluzione? Raccontare il distacco dai contenuti tossici

Ma proprio qui si intravede un cambiamento positivo: sempre più persone scelgono di raccontare il distacco dai contenuti tossici. Denunciano le narrazioni irrealistiche e scelgono di proteggere la propria salute mentale con un uso selettivo e critico delle piattaforme.

 

L’antidoto alle derive digitali

Il punto centrale, allora, non è tanto censurare o arginare i Social, quanto sostenere e valorizzare la capacità critica degli utenti. 

Alimentare la consapevolezza è il vero snodo strategico, perché un utente consapevole è il miglior antidoto alle derive digitali.  

 

Il futuro? Sta in ogni scelta quotidiana

In conclusione, il futuro del benessere digitale non dipenderà soltanto dagli algoritmi o dalla qualità dei contenuti.

Dipenderà, soprattutto, dalla consapevolezza con cui le persone li incontrano, li accolgono e li interpretano, ed è proprio questa consapevolezza diffusa, silenziosa ma crescente, il segnale più incoraggiante del nostro tempo.

 

 

Roberta Ferrara, Psicologa, Junior Qualitative Researcher, tirocinante presso Almar Quality Research

Giulia Mandelli, Laureanda in Psicologia, Junior Qualitative Researcher, tirocinante presso Almar Quality Research

Giulia Fabrizi, Psicologa e Ricercatrice Qualitativa, Fondatrice di Almar Quality Research, Istituto di Ricerche Sociali e di Marketing, con sede a Milano

 

 
 
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